Contributo a cura della Dott.ssa Ester Cois (Ricercatrice al Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni Università degli Studi di Cagliari – Collaboratrice scientifica de Il Club dei Genitori, nell’ambito della sperimentazione delle attività sul territorio)

Sullo sfondo della moltiplicazione delle costellazioni familiari, l’esperienza della genitorialità è andata connotandosi sempre più come un evento privato, inscritto all’interno del corso biografico della famiglia coinvolta quale snodo decisivo. Infatti, la nascita di un figlio o di una figlia ha un impatto trasformativo immediato sullo status e la “carriera morale” di qualsiasi altro membro del nucleo domestico: a “nascere” sono contemporaneamente anche una madre, un padre, dei fratelli, delle sorelle, dei nonni, etc. In questa prospettiva, la filiazione genera tra i suoi esiti immediati un processo di ridefinizione dei ruoli e delle aspettative dei neo-genitori, che esige un’elaborazione urgente e una pronta capacità di adattamento e gestione. L’impatto del cambiamento investe immediatamente anche la dimensione dell’identità individuale di coloro che sono diventati madri e padri, nonché la sfera organizzativa della routine personale e di coppia, che dovrà individuare un nuovo equilibrio in termini di conciliazione e composizione tra spazi e tempi dei rispettivi impegni e responsabilità.

E’ proprio sul terreno di questo mutamento di lungo periodo che risulta più evidente lo scarto del discorso istituzionale sul sostegno alla genitorialità, laddove alla densità d’attenzione che di norma caratterizza l’evento puntuale della gravidanza e del parto fa riscontro in larga misura la costrizione all’autonomia nelle fasi di apprendimento delle vesti parentali. In questo senso appare manchevole anche l’idea di una socializzazione collettiva del costo dei figli, che pure rappresentano un investimento sempre più necessario per tutta la società, e non più demandabile all’esclusiva responsabilità privata delle madri e dei padri. Questo principio costituisce l’elemento fondativo dell’universalismo dei diritti che un concetto pieno di cittadinanza sociale dovrebbe garantire a tutti, neo-genitori e neonati.

Per di più, anche lo sfondo sociale nel quale è maturato un nuovo modello di genitorialità maschile e femminile sempre più diffuso è profondamente cambiato, e non fa che confermare l’esigenza pubblica di sostenere il processo di filiazione non solo nel suo atto fondativo, ma anche nel suo procedere in itinere, in termini di sostenibilità a medio e lungo termine. Si tratta infatti di una genitorialità quantitativamente sempre più contenuta, cronologicamente sempre più rinviata, funzionalmente sempre più frammista a packaging di attività private e professionali ineludibili, nel quadro di una molteplice presenza che sia le madri che i padri debbono garantire. Non assumere in chiave di offerta collettiva le zone d’ombra che la transizione alla genitorialità porta con sé, significa non superare la cristallizzazione di un’agenda pubblica incapace di transitare dall’evento puntuale (diventare genitori) al percorso lungo le biografie individuali e familiari dell’essere genitori e del comportarsi come tali.

Il sostegno alla genitorialità materna e paterna non solo nella fase propedeutica al parto, ma soprattutto in quella particolarmente gravosa della transizione alla quotidianità, dopo l’assunzione di questo ruolo individuale e sociale, costituisce un potente ammortizzatore dei rischi di deriva personale e familiare connessi al complesso dei dilemmi che scandiscono la ricerca di un nuovo equilibrio tra responsabilità private e obbligazioni lavorative.

La questione del costo dei figli, il cui legame prospettico con la drastica caduta della fecondità è ampiamente dimostrato in letteratura, non si riferisce infatti solo agli incrementi di spese finanziarie legati al mantenimento della prole, nel breve e nel lungo periodo, ma anche ai dilemmi intrinsechi alla gestione dei tempi di vita (destinati alla cura, al lavoro, all’interfaccia con le istituzioni, etc.), che spesso costringono madri e padri ad una compressione di ogni potenziale tempo per sé, anche da dedicare all’elaborazione e all’apprendimento delle nuove e complesse funzioni che il diventare genitore implica.

Si tratta di una questione assolutamente centrale, in una cornice di policy orientata a contenere, se non a contrastare, la crescente tendenza all’invecchiamento delle società contemporanee. Un trend particolarmente esplicito in una città come Cagliari, capoluogo di una regione che mantiene il primato a livello nazionale (e non solo) dell’aumento dell’età media della propria popolazione. Una città sempre più anziana, dunque, in una Sardegna sempre più invecchiata, all’interno di un quadro di insostenibilità del sistema di Welfare che già nel prossimo decennio apparirà emergenziale, e che deriva dalla combinazione tra una riduzione del tasso di fecondità ben al di sotto del livello fisiologico necessario alla sostituzione di una generazione all’altra (in genere pari a 2,1 figli per donna, che attualmente si attesta in città a 1,07 figli per donna) e il miglioramento della speranza di vita media.

L’avvio di azioni per il sostegno alla genitorialità materna e paterna coinvolge appieno anche un’ulteriore categoria di soggetti sociali, crescentemente al centro dell’attenzione delle politiche urbane di progettazione e pianificazione secondo le direttive di pari opportunità formulate dall’Unione europea. Si tratta delle coorti di minori, dalla nascita all’infanzia e in avanti, il cui diritto alla cittadinanza urbana in condizioni di piena fruizione si va definendo in maniera sempre più netta anche nel contesto del capoluogo sardo.

Sulla scorta della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, entrata in vigore il 2 Settembre 1990, della legge 285/1997 (“Disposizioni per la promozione di diritti e opportunità per l’infanzia e l’adolescenza”), e del programma UNICEF “Costruzione di una città amica delle bambine e dei bambini. Nove passi per l’azione” l’amministrazione comunale cittadina ha approvato il 6 Maggio 2014 il progetto “Cagliari città amica delle bambine e dei bambini”, a segnalare l’opportunità e la necessità di tenere conto delle specificità di accessibilità dello spazio urbano (nelle sue dimensioni pubbliche e collettive) da parte dei minori e dei loro genitori, in una prospettiva di giustizia spaziale. La necessità di uno studio accurato dello spazio urbano e l’individuazione dei punti focali di co-apprendimento delle carriere morali e pratiche materne e paterne e delle corrispondenti biografie di figli e figlie passa anche attraverso l’individuazione di luoghi vocati esplicitamente all’inclusione sociale di fasce di cittadini accomunati dalle condizioni anagrafiche (nel caso dei minori) e dallo stato transeunte a nuove e implementate responsabilità sociali (nel caso dei neo-genitori). In quest’ottica, il Club dei Genitori si propone di offrire una risposta immediata e credibile a un bisogno diffuso di città maggiormente condivisibili: soprattutto perché, parafrasando Italo Calvino ne Le città invisibili, “D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.» (Marco Polo, in “Le Città Invisibili”).

ESTER COIS

Vive e lavora a Cagliari, dal 2006 opera come Ricercatrice al Dipartimento di Scienze Sociali e delle Istituzioni dell’Università degli Studi di Cagliari. I suoi interessi di ricerca principali riguardano: a) l’interazione tra i differenti modi di fare famiglia e i meccanismi di redistribuzione delle risorse (mercato del lavoro, solidarietà informali, sistema di welfare), e le conseguenti asimmetrie di genere e di cittadinanza, in prospettiva comparata tra i diversi modelli di welfare nazionale e locale. b) la valutazione della Qualità Sociale – nelle dimensioni della sicurezza socio-economica, coesione sociale, inclusione sociale ed empowerment – come indicatore di efficacia dei processi di sviluppo economico; c) l’impatto dei determinanti socio-economici sul benessere psico-fisico e socio-relazionale di uomini e donne; d) la tematica della sostenibilità sociale, economica e ambientale nei processi di sviluppo territoriale locale, con particolare riferimento alle strategie di implementazione del capitale sociale e di riqualificazione di aree disagiate. Nel corso degli anni ha partecipato a numerosi gruppi di ricerca, sviluppando competenze tecniche di raccolta e di analisi dati sia in ambito qualitativo che quantitativo. Ha abbracciato la collaborazione con Il Club dei Genitori, in qualità di collaboratrice scientifica, sostenendone la progettazione dell’impianto teorico e quello di sperimentazione e raccolta dati sul territorio).