A  cura di Paola D’Antonio per Italia Adozioni

PH. Alessandro Capra – Archivio Italia Adozioni

 

Cari genitori naturali,

Di recente guardavo un telefilm, oddio, scusate, sono antica, ora si chiamalo serial, in cui un assassino diceva alla detective che “far figli è natura” mentre quello che faceva lui (è inessenziale, robe da assassini) era creare.

Che c’azzecca? Così, c’entra la natura. Io sono madre adottiva, ma non mi sembra di avere qualcosa di artificiale, ho giusto la copertura in ceramica di una carie, perfino l’intervento di rottura del crociato me l’hanno fatto con una auto trasposizione tendinea, insomma con roba mia. E allora?

Anch’io avrei voluto procreare, ricordo ancora quel desiderio ancora adolescente di sentirmi crescere qualcosa dentro, quasi come le piantine di lenticchia che facevo nascere dall’ovatta umida da bambina.

Ma la natura (attenzione, se siete del profondo Sud questa parola potrebbe anche evocare turbamenti o battutacce, a seconda dell’utente) in me non ha germogliato e, essere senziente ma anche cosciente (cogito ergo sum, anche se non va più di moda nemmeno tra i filosofi, mi dicono) sono passata a quello che per molti è il piano B, su gentile invito di mio marito (che, detto tra noi, avendo fatto il contadino da piccolo, non aveva tutto questo afflato per i germogli di lenticchie). Insomma, se qui non si procrea, altrove lo si fa in eccesso, e i bambini si possono adottare.

 

Claudia Torello – Archivio Italia Adozioni

 

Non so voi, cari g. naturali, ma io non volevo solo un bambino, ma proprio un figlio. Cioè (ma vi devo spiegare proprio tutto!) un essere che da me prendesse qualcosa, no, magari il nasone ed i fianchi grossi proprio no, ma gli occhi per esempio sì, intendendo anche lo sguardo, l’incanto, la meraviglia… Troppo romantica? E vabbè, sono fatta così, che ci volete fare! Insomma, per mio figlio avrei voluto essere natura, ma anche cultura (sono anche un po’ cerebrale, lo so…), e avevo molti dubbi che adottando un bambino avrei potuto farlo.

Comunque, siccome sono anche un tipo pragmatico (una, nessuna, centomila…) mi sono detta: facciamolo!

Se per caso avete più di 40 anni e vi venisse in mente di adottare un bambino, fatevi un’assicurazione sulla vita perché bisogna essere in buona salute per una buona dozzina d’anni: no, non si attende così tanto, ma se va bene tra i tempi delle pratiche e l’arrivo del figliuolo (che solo raramente è un neonato) passano 5-6 anni, gli anni successivi sono di assestamento, dopo di che arriva l’adolescenza, ma quella non la copre nessuna polizza!

Devo dirvi, per onestà, che la mia presidente (di Italia Adozioni, poi ve ne parlo) mi ha raccomandato di non spaventare nessuno, ma io le ho detto: senti, Ivana, io sono un po’ melodrammatica (centomila e una), se lo devo fare io questo articolo un po’mi deve somigliare, no? E lei, sospirando (quale sarà, l’emoji sospirosa, su whattsapp?), ha digitato: niente cannonate, però!

Io sarei una non violenta (diciamo tutti così…), e allora, da brava bambina ubbidiente, ho scritto “obbedisco!” (oh, mai che trovassi un emoji adatta alle circostanze, su whattsapp non solo non c’è Garibaldi, ma nemmeno un militare che fa il saluto o batte i tacchi!).

Ok, vado avanti, ho fin troppo perso il filo del discorso… Insomma, il mio tsunami personale me lo sono andato a prendere in Colombia, con le parvenze della minuscola ma agguerrita L.N., gambette corte e gengive edentule ma una concentrazione di energia rabbiosa da far tremare le vene ai polsi (mai capito cosa volesse dire, ma da mio padre, oltre al naso pulcinellesco, ho ereditato anche i modi di dire…desueti).

 

 

Dite che mi sono evitata notti insonni e pannolini sporchi? Tanto, quelli, in Ospedale dove lavoro, non me li hanno risparmiati! Ok,ok, ci sono g. naturali anche nel personale sanitario, che si sorbiscono entrambe le esperienze… ma voi, almeno prima dell’adolescenza, le avete viste scarpe numero 30 volare nella vostra direzione, e colpirvi? Oppure una vostra creatura si è mai sognata di dirvi, a 10 anni, brandendo un attaccapanni di ferro: matame, asì nunca mas tendras la hija que deseas? Che dite? Ah, i vostri figli non parlavano (ancora?) spagnolo a 10 anni? IIh, che perfettini, ve lo hanno mai detto in italiano: ammazzami, così non avrai mai più la figlia che desideri?

Ragazzi, è duretta da mandar giù! Ma non sono nemmeno competitiva, non voglio gareggiare a chi ha avuto più problemi con i figli, anche perché la mia amata presidente mi ha detto di non calcare troppo la mano e di volgere la storia a lieto fine.

Eh, ma qui non c’è nemmeno bisogno delle sue raccomandazioni. Io sono una mamma felice: mia figlia va male a scuola pure se c’ha la tutor per i bisogni educativi speciali, a quindici anni senza il mio consenso si è fatta un piercing al naso (ops, scusate, ve l’ho gia detto che sono antica? Si chiama septum, ovvio!), non si fa baciare (da me) nemmeno se fosse una tortura tipo la vergine di Norimberga, e io sono felice!

Ma sei pazza, diranno i miei piccoli (ehm, grandi) lettori: mai ‘na gioia! Appunto, non fa parte dell’essere madre? Ed io, signori, lo sono!

Note sull’autrice: E’ una ex giovane di belle speranze (anche quelle ex) che, come avete potuto appena verificare, soffre nell’ordine: di delirio di onnipotenza, sindrome bipolare, disturbo dissociativo di personalità. Per giunta è convita di amare e di essere riamata dalla figlia (ah, ma questo è il pensiero di tutte le mamme? ‘sti psichiatri, non sono più quelli di una volta!). Tutto ciò è stato adeguatamente taciuto ai servizi sociali ai tempi dell’Inquisizione, oh, pardon, dell’iter valutativo ai fini della idoneità all’adozione. Ma la figlia, che fortunatamente dei suoi geni non ha preso proprio niente, glielo dice amorevolmente tutti i giorni: “mamma, sei nevrotica!”.

La sua gioia più grande? (poveraccia, si consola come può!) Il ricordo di sua figlia che, mentre casualmente si specchiavano insieme in bagno, le dice: “E’ vero che ci assomigliamo?” e lei: “Hai proprio ragione, amore mio, abbiamo un neo sulla guancia esattamente nello stesso posto!”. Per la cronaca (non quella nera dove tutti pensano che prima o poi finiscano i figli adottivi): la figlia dell’autrice è una bellissima, per quanto un po’ bassotta (i geni, signori), ragazza d’ebano crinita, naso piccolo e diritto, senso del movimento e del ritmo perfetti (ce l’hanno nel sangue, signora mia!), mentre la mamma, benchè anche ad essa siano stati negati i toni fulvi o cerulei, è la pulcinella (nel senso della maschera partenopea, non del pennuto di mare) goffa e cerebrale di cui sopra.

In questa presentazione l’autrice vi ha preso, cari genitori naturali, affettuosamente in giro, tirando fuori, in ordine sparso, un po’ di luoghi comuni sull’adozione, e un po’ di vita vissuta (anni vissuti pericolosamente!).

 

Claudia Torello – Archivio Italia Adozioni

 

Note su Italia Adozioni: Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo (cit. E. Montale): NON è un Ente autorizzato per l’adozione, NON è una associazione di genitori adottivi (ci sono tra noi figli e sorelle adottivi, ma anche insegnanti, psicologi, avvocati, assistenti sociali, manager, medici, docenti universitari, con o senza figli, naturali o artificiali, pardon, adottivi), NON ha interessi economici (siamo tutti volontari con una fonte di reddito alternativa sicura), NON ha ispirazioni religiose o politiche (siamo laici, tout court). Ma che vogliono, ‘sti qua? Hanno un sogno (vabbè, che pretese): che si possa fare cultura dell’adozione e dell’affido, che sono un mondo nel Mondo, e come tali meritano una conoscenza corretta e approfondita, non solo da parte di (aspiranti) genitori adottivi, ma soprattutto da scuola, sanità, Università, mondo dell’informazione in tutte le sue forme (un altro mondo!), perché, come dice Jovanotti “In ogni mondo c’è dentro un mondo che ha dentro un mondo che ha dentro un mondo”.

Ma un po’ di serietà, c’è, in tutta questa baraonda? Come per Malausséne, c’è una Regina Zabo, che è la nostra presidente Ivana Lazzarini (ci somiglia anche fisicamente, se uno si va a rileggere La fata carabina!), che ci riporta sempre in riga e che è un autentico vulcano di idee; d’altro canto, è tra i soci fondatori di questa autentica istituzione del web, che sembra ci sia da una vita ma ha “solo” sei anni. Il nostro sito è, scusate ancora il termine desueto, pardon, antico, un’autentica enciclopedia dell’adozione, spaziando dall’iter adottivo, alle problematiche legali o sanitarie, agli incontri con la scuola, i mass media, l’Università.

Insomma, se per caso aveste ancora dei dubbi sull’adozione (ma io, che ho parlato a fare?) trovate nel sito di Italia Adozioni tutte le risposte. Nel sito (www.italiaadozioni.it) scoprirete: mille articoli (così vi farete un’idea di quanto vasto sia il mondo dell’affido e dell’adozione), il nostro concorso (nazionale!) per le scuole, i nostri interessanti libri, gli spettacoli teatrali che allestiamo, i nostri disponibili esperti che danno consigli e pareri, e poi c’è la nostra pagina Facebook, i nostri profili Instagram e Twitter (Italiaadozioni), la nostra web series (no, questa non c’è, è un sogno nel cassetto, e ne abbiamo davvero tanti!)

Ricordatevi almeno di questo (ora tutte le presentazioni ai congressi terminano così: incarta e porta a casa! Ma no, take home messages, cosa mi fate dire!): non si nasce figli adottivi, e nemmeno genitori adottivi, ma si nasce figli, e… genitori si diventa!

Guardate anche il nostro video su You tube: https://youtu.be/Av1YgYOCpoE