Spannolinamento è un neologismo che richiama alla mente scenari diversi e contrapposti.
Dapprima il pensiero vola ad una vita senza più code al supermercato per comprare pacchi e pacchi di pannolini usa e getta in offerta,che, una volta tornati a casa, dovranno essere nascosti in punti diversi della casa fino a riempire ogni angolo libero della medesima. Niente più corse dall’altra parte della città dove il supermercato Tal dei tali propone sconti del mille mila percento, lotte fratricide per accaparrarsi le ultime confezioni, celodurismo da chat delle mamme a chi ha speso meno.

Per non parlare di quanto costano.

Per non dire dei bustoni pieni di pannolini sporchi e maleodoranti.

Dove la parola maleodoranti è un eufemismo. Perché nessuna fogna o discarica, in nessuna parte per quanto degradata del mondo conosciuto, è in grado di emettere il fetore ammorbante di una busta contenente sette giorni di pannolini “usati” da quella soave creatura, la cui pelle profuma esclusivamente di nido o di fieno appena tagliato, e altre immagini altrettanto poetiche che vogliate usare più appropriatamente.

Io fortunatamente mi sono persa cotali miasmi perché ho usato i pannolini lavabili (che non solo vi consiglio vigorosamente, ma vi invito a casa mia e vi mostro come funzionano). Ma anche il bidone con tre giorni di pannolini che emette odore di ammoniaca che manco uno stabilimento eh non scherza (posto che il “solido” si butta nel wc e non appesta il bidone dello stoccaggio).

Ecco quindi che, parlando di spannolinamento, a chi si accinge a iniziarlo viene subito da fare ciao ciao con la manina, con sprezzo del pericolo e tracotante audacia, salutando l’ultimo pacco di pannolini acquistato.

Poi arriva la fase della consapevolezza dell’impresa ardua che si sta per compiere, suderete freddo, vi costruirete la mappa mentale dei bagni dove poter andare con la creatura. E dietro i cespugli sappiate che sarà sempre un milione di volte più pulito di un bagno pubblico, ma non sempre avrete un cespuglio a disposizione. Imparerete a cogliere i segnali: si tocca una volta davanti = pipì, si tocca la pancia e si piega di lato = cacca. Guarderete i vostri figli con occhi diversi, ve lo garantisco.

Proverete l’ansia da “incidente”. Ma è un passaggio obbligato, munitevi di straccio e secchio.

Perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, nella fattispecie il mare di pipì (e altro) che il pupo deve abituarsi a fare altrove.

Lo spannolinamento è diventato nella nostra epoca un importante traguardo, o soglia se preferiamo, nella maturazione del bambino. Nonché una fase che mette a dura prova il genitore, e la famiglia al completo.

Si spannolina sempre più tardi perché non siamo abituati ad avere a che fare con cacca e pipì sparse un po’ ovunque e si tende ad aspettare quella mitologica fase in cui “il bambino parla e quindi ti avverte”.

Eia. Credici. Lo dico alla sarda. Che tradotto vuol dire. Cara mamma, caro papà, i bimbi sono tutti diversi. Il bimbo della vicina ha iniziato ad avvisarli ad un anno e mezzo, subito dopo avere imparato a pronunciare mamma e papà ha iniziato a dire pipì e cacca, dando loro modo di sederlo sul vasino; sei mesi più tardi si abbassava da solo le mutande e saliva sul WC dotato di riduttore e ora, a due anni e mezzo, si legge i libri e occupa il bagno per un ora dopo pranzo, poi tira l’acqua e si fa il bidé da solo. Ma è il bimbo dei vicini, è uno su dieci milioni, e a voi è servito solo per farvi una rappresentazione sbagliata di come funzioni lo spannolinamento. Peraltro la medesima idea se l’è fatta tutto il quartiere, perché i vostri vicini non parlano d’altro, di quanto sia stato facile per loro, minimizzando le ansie dei genitori e attirandosi l’odio del quartiere.

Ebbene sono qua per sfatare qualche mito.

  • Il vostro bimbo è diverso. Se tutti i bimbi fanno in un modo lui fa il contrario, lo avete ormai capito. Gattonava di lato, amava infilarsi il ciuccio nel naso, guardava i libri capovolti, avrà dunque un modo di spannolinarsi tutto suo. Perché sono loro, i bimbi, che si spannolinano, non crediate di avere alcun merito sui risultati.
  • Armatevi di vasino e riduttore, e fate scegliere a lui.
  • Quando uscite armatevi di: kit di ricambio completo di abiti dalle calze al maglioncino passando per mutande, pantaloni, maglietta. Per due. Non si sa mai. Salviettine. E buste, tante buste per infilarci tutto quello che sporcherà.
  • Ma vi prego non portatevi dietro il vasino. E non mettetegli il pannolino solo per fare la cacca. State uscendo da un tunnel non entrate in un altro…
  • Armatevi di traverse impermeabili: per il letto, per il seggiolino auto, per il seggiolino dove mangia, per il divano. Le traverse rendono impermeabili più che altro le vostre ansie. Il bambino dopo una settimana in genere impara a controllare gli sfinteri e voi quella settimana vi garantisco che starete in casa rincorrendolo col vasino e promettendo ogni sorta di cose prima proibite pur di fagli fare due gocce di pipì seduto.
  • Non è vero che i bambini che sanno parlare avvisano. Fatevene una ragione e ogni ora visitate il bagno.
  • Non è vero che i bambini che sanno parlare avvisano, quindi se ve la sentite iniziate pure a spannolinare anche a un anno e mezzo, anche se ancora non parla.
  • Non sgridatelo. Peggiora solo la situazione.
  • Prendetela allegramente. Comprate una bottiglia di vodka o di rum e ogni volta che se la fa addosso (stiamo parlando della prima settimana senza panno) fatevi due gocce. Tipo quei giochi scemi che si facevano da giovani, chi sbaglia beve. Vostro marito rientrando a casa capirà dal vostro stato di ebrezza come sta procedendo lo spannolinamento senza che voi proferiate mezza parola. O anche dall’alito se proprio insistete a parlare (solo la prima settimana, non è il caso di alcolizzarvi).
  • Tenete lontano l’alcol dai nonni.
  • Mettetevi l’anima in pace, passerete un periodo a stretto contatto con cacca e pipì. Cercate di non buttare gli abiti sporchi. Vi assicuro che la lavatrice è in grado di farli tornare come prima.

Sicuramente per chi ha usato i pannolini lavabili è un passaggio lievemente più sereno; noi infatti siamo state per tutto il tempo a contatto con cacca e pipì. Siamo abituate. Chi ha usato i lavabili inoltre non si troverà più a dover lavare, stendere e ripiegare quei deliziosi pezzi di stoffa colorata che tanto ha amato, sarà magari un po’ triste all’inizio ma si consolerà rivendendoli o facendo un altro figlio.

In qualunque fase voi siate del vostro spannolinamento sappiate che vi sono vicina.

Io personalmente consiglio di non aspettare i tre anni ma di iniziare nella prima estate dopo l’anno e mezzo. Anche dopo l’anno.

Sento un brusio di sottofondo, vi vedo fare no con la testa. Che quando sono così piccoli non controllano gli sfinteri eccetera eccetera. E allora vi lascio con una riflessione: ma secondo voi in migliaia di anni senza usa e getta le mamme quando spannolinavano? A tre anni? Chiedete alle nonne, alle bisnonne per chi le ha.

Scoprirete cose molto interessanti.

NdA Mia figlia a 20 mesi ha usato correttamente per tre giorni il vasino. Ma dal quarto non ne ha più voluto sapere. Era un passaggio che era capacissima di fare, fisicamente, ma mentalmente no. Ha rifiutato il cambiamento. L’anno successivo ho spannolinato. Lei parla già naturalmente, ma non avverte. Mai. Se non quando l’ha già fatta. Per fare la cacca ha bisogno di nascondersi, quindi niente vasino ma rigorosamente nelle mutande. Quando esco per andare al parco ho il borsone per il cambio. E lei la fa rigorosamente al parco. Mi chiede “giochiamo a nascondino?” Così ha la scusa, la furbacchiona, e mentre io faccio la conta lei espleta. Io sono serena, mi sono attrezzata… E vabbé, i figli so’ piezz’e core. Sicuramente a voi andrà meglio.

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Aline Nowé è nata a Cagliari nel 1973 da papà belga e mamma sarda, è laureata in Ingegneria Elettrica, con master in Project Management nelle Costruzioni, e ha lavorato come ingegnere fino al 2014, anno in cui è diventata mamma. Da allora si dedica con passione alla realizzazione di un prototipo di dispositivo interamente biodegradabile, atto alla trasformazione di materiali compostabili in biocarburante (altrimenti noto come Figlia) e a progettare servizi utili per i neo genitori. E’ cofondatrice dell’Associazione Pannolini Lavabili Sardegna.
Co-fondatrice de Il Club dei Genitori, segue le rubriche Pannolini Lavabili, Una mamma portatrice, Cine Club e L’insostenibile leggerezza di una mamma.