Ovvero cosa non ci hanno detto al corso preparto

La mia schiena e le mie braccia.
Andate.
Forse torneranno ma ancora non so, da qui ora non si intuisce quando e come ciò accadrà.
Cioè un giorno imprecisato di quando avrà quanto? Sei anni? Cinque anni? Dodici anni?
Quando è che smette di farti male la schiena, quando è che non senti più le braccia indolenzite come se avessi fatto a braccio di ferro tutto il giorno con Sylvester Stallone?

Perché non è scritto da nessuna parte che avere un figlio significa principalmente amore e si traduce principalmente in stanchezza fisica? Nella fattispecie braccia e schiena dolenti.
Ti dicono un sacco di cose, su allattamento, contatto, giochi intelligenti, trattamento della febbre, ti mettono in guardia su depressioni varie, rapporto di coppia che va a farsi benedire, come disinnescare la suocera, come addormentarli con successo senza usare alcol e gas ed a evitare le coliche.
E si sono dimenticati però di dirti che fare il genitore è un lavoro da scaricatore di cassette ai mercati generali, da camallo, da bracciante, da sollevatore di pesi olimpionico.
Potevano avvertirti che avresti dovuto come minimo allenarti. Che ne so fare sollevamento pesi calibrato per qualche mese giusto per arrivare in pari. Almeno i primi mesi li facevi più in scioltezza. Poi i dolori sarebbero arrivati comunque ma almeno avresti avuto la sensazione di essere stata, almeno all’inizio, all’altezza della situazione.

E invece no, ti hanno detto tutto su coliche, risvegli notturni, dentini, tralasciando quella silenziosa ma micidiale routine che è sollevarli per metterli sul fasciatoio e cambiarli, sollevarli per metterli nel seggiolone, sollevarli per lavarli, per vestirli, per metterli in macchina, per metterli nel marsupio, in braccio alla nonna, al nonno, al papà.
E poi quando camminano, sollevarli quando cadono, per sistemarli nel triciclo, sull’altalena, sullo scivolo su qualsiasi altro gioco che comporti un dislivello.
Sollevarli. Alla fine dei conti è questo il compito di una madre e di un padre. A parte tutti gli scherzi, sollevarli è il nostro ripetuto gesto d’amore quotidiano.
Io ve lo sto dicendo.

Ciao schiena, ciao braccia, chissà un giorno tornerete ad essere parti del corpo silenti e non doloranti.

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Aline Nowé è nata a Cagliari nel 1973 da papà belga e mamma sarda, è laureata in Ingegneria Elettrica, con master in Project Management nelle Costruzioni, e ha lavorato come ingegnere fino al 2014, anno in cui è diventata mamma. Da allora si dedica con passione alla realizzazione di un prototipo di dispositivo interamente biodegradabile, atto alla trasformazione di materiali compostabili in biocarburante (altrimenti noto come Figlia) e a progettare servizi utili per i neo genitori. E’ cofondatrice dell’Associazione Pannolini Lavabili Sardegna.
Co-fondatrice de Il Club dei Genitori, segue le rubriche Pannolini Lavabili, Una mamma portatrice, Cine Club e L’insostenibile leggerezza di una mamma.