Oggi è stata una di quelle giornatine che ve le raccomando. Quando capitano momenti così ho una forte tentazione di scappare a Las Vegas. Capirai, un’ora di volo e posso dimenticare le mie disgrazie, lanciando un paio di dadi su un tavolo verde speranza.
Peccato che io e il gioco d’azzardo siamo compatibili come l’olio e l’aceto.
Comunque, dicevo, una giornata da dimenticare.
Dunque, brevemente:
1. Di ritorno dalla passeggiata, Davide cade nel laghetto vicino casa completamente vestito;
2. Il pargolo, più tardi, mi pianta un capriccio colossale che mi annichilisce il cervello per una manciata di secondi sufficienti, ahimè, a chiudermi fuori casa con le chiavi dentro. Scassino zanzariera, scavalco la finestra leggiadra come un ippopotamo e recupero le chiavi;
3. Ovviamente arrivo tardi a prendere Matteo a scuola, beccandomi anche un’occhiataccia da parte della maestra;
4. Matteo e Davide hanno ciascuno un diavolo per capello e io passo mezzo pomeriggio a cercare di gestire quella folla di demoni;
5. Alle 18 mi accorgo di non avere nulla di commestibile in frigo. Una corsa al supermercato non ce la toglie nessuno.
6. Metto in stand by tutto e tutti, strappando i bambini dal loro cartone animato preferito, li vesto ignorando il loro tentativo di cavarmi gli occhi tanto sono oltraggiati da quest’uscita fuori programma e corro al supermercato.
7. Passo venti minuti a rincorrere Davide e Matteo che giocano al commando tra i corridoi e gli scaffali, tamponando una vecchietta traballante e scaraventando a terra scatole di pasta;
8. Sono alla cassa, al capolinea della pazienza, sull’orlo della famosa crisi di nervi (che a me viene un giorno sì e l’altro pure. L’ho detto che ho bisogno di una vacanza?);
Mentre cerco di pagare, i due mostri mi vengono addosso, facendomi cadere portafogli e spargendo a terra tutto il suo contenuto.
Non ci ho visto più. Ho ringhiato con una ferocia tale che se Freddy Krueger fosse stato nei paraggi si sarebbe cacato nelle braghe poi lo avrei anche voluto vedere farsi il bidè con la mano che si ritrova!
Dietro di me una giovane donna mi guarda scioccata e mi apostrofa con un:
«Ma che modi!! Sono bambini…io proprio non capisco i genitori che trattano così male questi poveri piccoli ma guarda che teneri che sono, e dolci…» così schiaffa due occhioni commossi in faccia ai miei figli.
Io, Davide e Matteo la guardiamo a bocca aperta. Il nostro stupore deriva probabilmente da presupposti diversi, ma tutti e tre pensiamo – forse, io di sicuro – alla stessa cosa: Ma che dice questa???
Una vocina dentro mi sussurra di ricompormi e di far finta di nulla. Purtroppo c’è un’altra vocina che, attrezzata di amplificatore e megafono, mi fa sapere che o le rispondo per le rime o costei rischia di uscire dal supermercato con un occhio nero.
Seguendo l’intuito chiedo: «Scusi, lei ha figli?»
Quella, piccata, mi guarda dall’alto in basso e mi propina un:
«No, e con questo? Mica bisogna essere genitori per sapere come si trattano delle creature così innocenti».
Se in quel momento la tipa si fosse coperta di piume di struzzo e si fosse messa a ballare il tip tap sulle casse, l’avrei fissata con meno sbigottimento.
Per carità , amo i miei figli più di ogni altra cosa e per loro darei la vita, ma preferirei farlo in maniera indolore, tipo, che so, passare dal sonno alla morte o una bella sfumatura alta di ghigliottina e zac! Non ho sentito niente.
Invece no, certi giorni sono un vero e proprio stillicidio, come una rasoiata lenta e tremolante sui nervi scoperti, preventivamente ripassati con il sale.
In un flash ho pensato che questa donna senza figli probabilmente stasera cenerà con il suo compagno, componendo intere frasi di senso compiuto e gustando una cenetta a lume di candela, seguita o da una notte di sesso infuocato o al limite da un bel filmone ininterrotto fino alle 2 del mattino.
Questa donna senza figli la sera va a dormire dicendo “Buona notte” mentre io e l’ingegner Brambilla per mesi e mesi e mesi e mesi ci lasciavamo augurandoci “Speriamo non si sveglino”.
Lei si sistema le ciocche perfettamente in piega, io tolgo pezzi di cereali dai capelli.
Lei si lamenta perché è riuscita a fare solo un’ora in palestra, prima che l’amica la chiamasse per chiacchierare due ore e mezzo al cellulare.
Devo continuare?
Ovviamente è bello essere genitori, impagabile, nel senso che se cerchi di vendere certe giornate non te le compra nessuno nemmeno se le metti in super sconto.
Normalmente accetto volentieri critiche e mi sforzo di aumentare la mia comprensione nei confronti degli altri, ritenendo sciocco e inutile giudicare chi non si conosce (non che sia lecito giudicare chi si conosce…).
Ogni tanto però sbrocco.
Alla fine l’unica cosa che riesco ad articolare è: «Lei proprio non ha idea».
Quella, offesa, gira sui tacchi e cambia cassa, senza risparmiare ai miei figli un’occhiata del tipo «Chiamatemi se siete in pericolo!».
E` bello essere genitori, è bello essere genitori, è bello essere genitori.
Tanto bello che non ne avete idea

di Enrica Costa, tratto dal blog Oasidellemamme.it – 16 settembre 2014 – rubrica Diario Oasi

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Enrica, classe ’76, buona ascoltatrice, buona chiacchiera, buona forchetta…la cosa su cui ha qualcosa da dire è come fare la mamma italica in giro per il globo, mettendo a confronto la mentalità italiana con quella di mamme straniere: le mamme sono mamme a qualsiasi latitudine, cambiano solo le tecniche con cui affrontano le stesse problematiche (qui tutta la bio http://www.oasidellemamme.it/chi-siamo/enrica-costa/)